Era il 22 marzo del 1933, su iniziativa di Heinrich Himmler, fu aperto il primo campo di concentramento a Dachau in Germania. Diede inizio al periodo più drammatico della storia che tutti conosciamo.
Per comprendere almeno un po’…
Non è facile raccontare di un luogo dove hanno vissuto nel terrore e trovato la morte 41.500 persone, secondo i dati del Museo di Dachau. Mi limito a descrivere quello che ho visto.
Estate in Baviera con mio marito alla scoperta dei magici paesini lungo la Romantische Strasse . L’atmosfera è quella spensierata della vacanza, ma ci sentiamo in dovere di visitare il primo campo di concentramento a Dachau. E’ necessario vedere con i propri occhi cosa è stato capace di fare il genere umano.
La visita al campo di concentramento
Il giorno della visita al campo piove a dirotto, il tempo è proprio indicato per questa giornata.
In prossimità del campo si trovano diversi parcheggi, noi abbiamo trovato posto in quello vicino all’entrata. Il costo è di 3 Euro per tutto il tempo della visita, per i disabili gratuito.
Seguiamo le indicazioni ed arriviamo all’ufficio informazioni. Il personale parla anche italiano ed è molto disponibile a fornirci informazioni. Ci rilascia la piantina del campo e consiglia di prendere un’audio guida al costo di 4 Euro (molto utile se non si ha la guida). L’ingresso invece è gratuito. Ci sono anche a disposizione le mantelle per la pioggia.
Indossiamo la mantella e non curanti della pioggia percorriamo il viale alberato che porta all’ingresso del campo di prigionia.

Eccoci davanti alla cancellata con la famosa scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi). Il primo “colpo allo stomaco”….

Ci troviamo all’interno di un’area molto vasta, abbiamo bisogno di qualche minuto prima di proseguire, serve metabolizzare questo secondo passaggio. Il luogo appare surreale, il silenzio è dominante nonostante la presenza di molti visitatori.

Il memoriale internazionale
La prima cosa che vediamo durante il percorso è la grande scritta in diverse lingue:
Possa l’esempio di coloro che furono sterminati qui tra il 1933 e il 1945 a causa della loro lotta contro il nazionalsocialismo, unire i contemporanei nella loro difesa della pace e della libertà e nel rispetto della dignità umana”.
Il percorso porta il visitatore a compiere la strada che fecero i prigionieri all’ingresso al campo.
Una scultura molto particolare che spicca poco distante, rappresenta le persone che in un atto di disperazione trovarono la morte gettandosi tra il filo spinato. L’artista jugoslavo Nandor Glid, sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau, realizzò questa spettacolare opera.

Un altro monumento conserva le ceneri di uno dei tanti prigionieri che furono bruciati nei forni crematori. Alle spalle dell’urna si legge la scritta “Mai più” tradotta in yiddish, francese, tedesco, inglese e russo.
Edificio di manutenzione
All’interno del campo si trova un grande edifizio che abbraccia tutto il piazzale chiamato “edificio di manutenzione”. Qui i prigionieri venivano registrati, spogliati di tutti i loro averi e numerati. Sul retro si trovano le prigioni chiamate bunker. Ora è allestito un museo con esposti oggetti, documenti, fotografie. Gli ambienti sono stati ricostruiti come allora per ricreare le loro funzioni.
Piazza dell’Appello
Il grande piazzale chiamato Piazza dell’Appello poteva contenere da 40 a 50 mila persone. I prigionieri venivano radunati ogni giorno, mattina e sera per l’appello che durava molte ore.

Le baracche
Proseguiamo il percorso e arriviamo nell’area dove si trovavano le baracche, ovvero le costruzioni dove dormivano i prigionieri. Le baracche completamente distrutte erano 32, ora possiamo vedere solo le fondamenta. Le due baracche esistenti, invece, sono una ricostruzione fedele per mostrare le condizioni di vita nel campo.


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I forni crematori
La strada centrale che percorre la zona della baracche, porta al luogo della morte. La sensazione di disagio e angoscia che ho provato la percepisco ancora adesso a distanza di tempo.


Monumenti religiosi
All’interno del campo si trovano 4 cappelle religiose in rappresentanza delle varie religioni dei prigionieri costruite nel corso degli anni dopo la liberazione : la Cappella Cattolica, la Chiesa protestante, il Memoriale ebraico e la Cappella russo-ortodossa.
Dentro il campo di concentramento si trova anche il convento dei Carmelitani con all’interno la “Madonna di Dachau”. Il convento ospita le suore che mantengono la cappella sempre aperta ai visitatori offrendo loro preghiere per lenire le sofferenze di queste atrocità.
Qualche informazione utile
Con l’auto, partendo da Monaco, ci si impiega circa 40 minuti, l’autostrada è comoda e non si paga il pedaggio.
Il campo è aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 17.00
All’interno dell’ufficio informazioni si trova il bar, si può mangiare e utilizzare la toilette accessibile ai disabili.
Tutto il percorso per visitare il campo e il museo sono accessibili ai disabili in carrozzina, alcuni tratti da percorrere sono sconnessi ma con attenzione si può arrivare ovunque. Tutti i locali con gradini sono dotati di scivolo.
Per informazioni più dettagliate cliccate QUI
Considerazioni finali
Che dire….ho visto tanti giovani, questo fa sperare che orrori del genere non avvengano mai più. E’ un luogo che tutti dovrebbero vedere specialmente i ragazzi delle scuole.
Luoghi di grande commozione…
mai ho avuto occasione di visitarne, dalle tue foto eloquenti immagino solo cosa si possa provare
Sono luoghi che lasciano il segno….